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Re Roger si riprende la corona d’Inghilterra

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SI CHIUDONO LE PORTE DI WIMBLEDON – anche se si riapriranno tra meno di un mese per le Olimpiadi – e si sono chiuse, come altre sei volte era successo, con il trionfo di Roger Federer. La partita dei romantici, scrivevamo solo qualche giorno fa, e così è stato. Era da tempo che gli inglesi aspettavano questo incontro, e anche se il loro beniamino l’ha perso non riescono ad essere tristi sino in fondo. Addolorati sì, e commossi dal sincero e sportivamente dolcissimo pianto di Andy Murray; però a conquistare il tempio del tennis non è stato uno qualunque, ma il giocatore che del tennis incarna lo stile, l’eleganza e la classe.

ROGER FEDERER COMPIE COSÌ L’IMPRESA più poetica della sua leggendaria carriera. Più bella del suo ritorno nel 2009, contro Roddick, dopo la sconfitta in finale l’anno prima contro Nadal. Forse anche più bella dell’unico successo nello slam parigino del Roland Garros, più emozionante forse della sua prima vittoria in un torneo Atp, a Milano, un torneo che ora non esiste neanche più. Vincere Wimbledon, di nuovo, con le gemelline, che per la prima volta assistevano sul centrale alle gesta di papà Roger, ha reso in casa Federer tutto più speciale. Se poi consideriamo che si giocava anche per diventare world number one (come dicono gli inglesi) l’8 luglio 2012 è di diritto una delle date storiche della carriera del campione svizzero, e visto che tennis e Federer sono sinonimi, lo è anche per la storia del tennis.

Federer vince una partita iniziata male, ma dominata una volta scrollatasi di dosso la paura e portato a casa il secondo set per 7-5. Dopo il break che è valso il secondo set, il FedererExpress ha cominciato a giocare come solo lui sa fare, con colpi per i quali si fatica a trovare una definizione corretta, e che più semplicemente vengono chiamati “alla Federer”.

PER UN CAMPIONE CHE ARRIVA A DICIASSETTE, c’è un tennista che campione ancora non è, e che non riesce a muoversi dalla casella numero zero. Murray ha perso con Wimbledon la sua quarta finale di uno Slam, la terza contro Federer, la prima vincendo però un set. «Mi ci sono avvicinato di più», ha singhiozzato infatti Murray all’inizio dell’intervista a bordo campo durante il cerimoniale; poco altro è però riuscito a dire, per colpa di quelle lacrime che proprio non volevano smettere di scendere. «Ci provo a parlare ma non sarà facile – ha proseguito. – Complimenti a Roger, dimostra ogni giorno di più perché occupa questo posto nella storia». Poi il ringraziamento al suo box, senza volgervi però lo sguardo: guardare negli occhi la compagna e la madre (in lacrime quanto e più di Andy) gli avrebbe forse dato il colpo di grazia. Quindi l’ultimo omaggio, «a voi ragazzi», al pubblico che l’ha sostenuto come fosse inglese.

Il tutto con un Federer anch’egli commosso, davanti a una scena che gli ha forse rammentato quando era lui quello a pezzi per una sconfitta: Australian Open 2009, finale persa con Nadal, e Federer in lacrime per quel tredicesimo slam sfuggito. «Questa cosa mi sta uccidendo» disse. Poi arrivarono i successi a Parigi e, neanche a dirlo, a Wimbledon. Chissà se è questo ciò che Federer, prima di andare a ricevere gli applausi della gente, ha raccontato a Murray abbracciandolo dopo quel difficilissimo discorso singhiozzato… D’altronde è stata la finale dei romantici.

Foto: Attribuzione Alcuni diritti riservati a darren-johnson

Cristiano Checchi


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